martedì 19 febbraio 2008

L'acqua,le fontane e l'ingegneria idraulica per i Filangeri


Dal 2 Ottobre 1721 al 1761 fu signore di Santa Margherita Alessandro II Filangeri, principe di Cutò il quale, secondo lo storico barone Bartolomeo Giacone, fu fornito di una non comune intelligenza e di tenace volontà, eccellendo nelle lettere e nelle belle arti e le sue molteplici e monumentali opere rimasero a perenne testimonianza della sua magnificenza. Esse sono: il meraviglioso palazzo Cutò di via Maqueda in Palermo, la parte avanzata del palazzo Cutò di Santa Margherita, con la creazione di quello che divenne il primo cortile, il teatro, la quadreria con due file sovrapposte di quadri rappresentanti i Filangeri dal 1080 al 1800, la palazzata, il palazzo dei Giudici e dei Giurati (poi municipio e circolo dei civili), il castello di caccia della Venaria ed infine il meraviglioso giardino con fontane dalle acque zampillanti, adornate di statue, di serre e di una vegetazione lussureggiante e rara.
Il 27 Luglio 1735 ottenne l’investitura della baronia il di lui figlio Girolamo III Filangeri, principe di Cutò. Allora vicino la chiesa del Purgatorio scaturiva una copiosa sorgente la cui acqua scorreva in un ruscello in prossimità del Palazzo Cutò, per andare ad alimentare le diverse fontane ed irrigare il giardino. Poiché tale ruscello rendeva paludoso il terreno, il principe Girolamo III Filangeri, con una galleria convogliò quelle acque da una parte verso il bevaio canale e dall’altra, passando sotto le fondazioni del Palazzo Cutò, verso il giardino che così potè essere agevolmente irrigato, verso le fontane, verso un bevaio e verso due sgorghi detti “cannola”, la cui acqua residua proseguiva verso le vasche di irrigazione dell’orto grande oggi scomparso. Dopo il terremoto del 1968, in seguito alla costruzione di alcuni appartamenti, la galleria venne interrotta e le acque non poterono più raggiungere il giardino, il bevaio e lo sbocco dei cannola, perdendosi in mezzo al terreno. Il danno fu enorme, sia per il giardino che per la popolazione che prelevava l’acqua per molti usi.
SALVATORE SCUDERI

Bagheria e Capo D'Orlando


BAGHERIA VILLA CUTO'









CAPO D'ORLANDO VILLA PICCOLO DI CALANOVELLA



















e Bagheria







Villa Cutò Bagheria
Villa Cutò fu innalzata intorno al 1700 probabilmente dal principe Baldassarre naselli; ai primi dell'800 fu acquistata dalla casata Filangeri principi di Cutò e poi venne trasmessa per disposizione testamentaria, alla famiglia Tasca di Cutò.
Palazzo Cuto' Bagheria
Palazzo Cutò ha l'ingresso dall'antica Via Consolare ed è ubicato nei pressi della stazione ferroviaria, a poca distanza da Villa San Cataldo. Il palazzo venne fatto costruire dal principe di Cutò nella prima metà del settecento. Vistose le decorazioni e i rivestimenti in marmo rosso. La sua immensa mole quadrangolare è sormontata da una vasta terrazza coperta, dalla quale il principe godeva di un suggestivo panorama e soleva assistere, con amici della nobiltà palermitana ai fuochi d'artificio del "festino" di S. Rosalia di Palermo che venivano preparati nello splendido golfo della Conca d'Oro. Il palazzo appartenne al principe Alessandro Tasca di Cutò e a sua sorella, duchessa Di Palma. Donna Giulia Trigona di S. Elia vi passò gli anni più belli della sua giovinezza. Attualmente Palazzo Cutò ospita la Biblioteca Comunale, mentre nei locali del primo piano ha sede il Museo del giocattolo.







Villa Piccolo a Capo D'Orlando:E' situata in località Piano Porti di Capo d’Orlando, e sorge su una collinetta che domina la piana e, in lontananza, le isole Eolie. La costruzione originariamente è stata la residenza estiva dei baroni Piccolo, che dal 1932 vi si sono trasferiti da Palermo stabilmente. La nobiltà dei baroni Piccolo di Calanovella risale ai tempi delle crociate, successivamente sono stati imparentati con i Filangeri, con uno dei Vicerè di Sicilia e con i principi di Lampedusa. Giuseppe Tomasi di Lampedusa (celeberrimo autore del romanzo Il Gattopardo) era il cugino di Lucio Piccolo, poeta di fama nazionale.
Immersa in un parco naturale nel quale si è espressa ogni cura e salvaguardia della tipica flora mediterranea, oggi la Villa Piccolo è sede della fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella, sorta per volontà testamentaria dal barone Casimiro Piccolo di Calanovella e dalla sorella Agata Giovanna. La fondazione è stata riconosciuta come ente morale con D.P.R. n. 201 del 27 marzo 1972.
Nel 1978, in occasione del decimo anniversario della scomparsa di Lucio Piccolo, è stato inaugurato il Museo. Vi si annoverano i due terzi dei beni mobili, dei preziosi e dei cimeli di famiglia. Vi sono raccolte le testimonianze della poliedrica attività dei tre fratelli Piccolo ( Lucio, Casimiro e Agata Giovanna), ossia collezioni di oggetti d’arte, dipinti, ceramiche, armi antiche, libri, stampe, documenti. E' possibile ammirare la collezione botanica di Agata Giovanna, gli acquerelli e le fotografie di Casimiro, lettere autografe di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. La vita della famiglia Piccolo, riservata ma al contempo legata all'attività artistica e poetica del tempo, la fiera, costruttiva, profonda, sicilianità dei tre fratelli traspare da ogni oggetto esposto.







Palazzo Filangeri di Cutò ,la Chiesa Madre a Santa Margherita Belice e Il PArco Letterario Tomasi di Lampedusa-Museo della Memoria (ag)
















S. MARGHERITA BELICE : Palazzo Filangeri-Cutò
Il palazzo Filangeri Cutò fa da sfondo ad una grande piazza e si presenta come organismo autosufficiente, dotato di teatro, cappella, locali di rappresentanza e di un ampio giardino.Costruito sulle preesistenze di una rocca araba, si sviluppò a partire dal XVII secolo come residenza del fondatore del paese Antonio Corbera.Mantenne sempre un valore emblematico del potere feudale all'interno del territorio di S. Margherita, fino al tramonto del baronaggio alla fine dell'800.Nel 1921, dopo la vendita frazionata di alcune sue parti, inizia il lento declino del complesso, che nel 1968 venne in gran parte distrutto dal terremoto.Oggi è stato completamente restaurato ed è sede del Comune.In questo palazzo Tomasi di Lampedusa trascorse tra i sei e i vent'anni, le proprie estati. Divenuto nel Gattopardo il palazzo di Donnafugata, esso fa da cornice a poco meno della metà del romanzo.A presto.

Chiesa Madre (foto sopra)

I ruderi della Chiesa Madre, consistenti nella fiancata sinistra della chiesa con tre cappelle laterali e il cappellone centrale, ancora oggi testimoniano quanto ricca fosse negli ornamenti la Maggiore Chiesa di Santa Margherita Belìce.Il sacro tempio venne fondato dal nobile Alessandro I Filangeri sul finire del Seicento, presso l'oratorio del SS. Rosario, a fianco del palazzo Filangeri al quale la chiesa era collegata tramite una scala lignea che portava al parlatoio, da cui era possibile assistere alle funzioni religiose.L'esterno, oggi perduto, presentava una facciata barocca divisa in due ordini serrati da due estrose logge campanarie con copertura a pagoda. Gli intagli tufacei, abilmente curati, culminavano nel timpano triangolare sormontato dalla statua di Santa Rosalia a cui era dedicata la chiesa, mentre uno squisito portale a timpano spezzato e la sovrastante finestra impreziosivano maggiormente i due ordini di facciata.L'interno, ad unica navata, era arricchito da una pregevole decorazione in stucco realizzata dai noti stuccatori Bernardo e Raimondo Sesta e da affreschi realizzati dal pittore palermitano Giuseppe Meli.Sull'altare maggiore, dentro una nicchia, era posto il SS. Crocifisso in legno di quercia, opera del XIII secolo, trasferito a Santa Margherita dalla chiesa di San Nicolò in Adragna dai primi coloni venuti a risiedere stabilmente la "terra" di Santa Margherita.


Palazzo Filangeri oggi ospita il Parco letterario Tomasi di Lampedusa e il Museo della Memoria,di cui presidente il prof.Tanino Bonifacio.Nelle foto Beatrice Feo discendente diretta in linea materna dei Filangeri di Cutò,dona al Museo di Santa Margherita Belice documenti di famiglia circa 20 alberi genealogici della famiglia Filangeri...

lunedì 18 febbraio 2008

la Storia dei Filangeri di Cutò dal 1045 ad oggi....





Nobilissima ed antichissima famiglia oriunda normanna che il Villabianca, e non a' guari il Ricca, dicono essere stata portata in Napoli da un Angerio normanno valoroso guerriero, seguito avendo le bandiere del duca Roberto Guiscardo verso il 1045, quindi per le sue gloriose gesta denominato coll'epiteto di strenuissimi viri ed ottenne da Ruggiero duca di Puglia il Castello di s. Adjutore fra la città di Salerno e di Sfocerà. I di lui figli Roberto, Guglielmo, Buggiero, e Tancredi, volendo eternare le glorie del padre loro si dissero da quel momento filii Angerii, d'onde Filingieri o Filangieri.Questa famiglia si distese in Napoli secondo il Campanile e l'Ammirato: ne' conti di Marsico e di Satriano, Conti d'Avellino, signori di Vetri di Lapizio ed altri. Sarebbe lungo qui ricordare per filo e per segno i tanti illustri personaggi che in varii tempi distinti si sono ne' diversi rami di questa famiglia in Napoli locchè non comporterebbe il breve spazio che prefissi ci siamo di occupare in queste carte, epperò basta per tutti citare un Gaetano Filangieri gloria e decoro degli scienziati legislatori napolitani autore dell'immortale opera della scienza di legislazione; ed un Carlo di lui figlio principe di Satriano valoroso ed erudito generale, insignito di quasi tutti i primarii ordini del mondo quale ramo viene oggi rappresentato dall'illustre principe D. Gaetano Filangieri e Moncada. Fu portata in Sicilia al dir dell'Inveges, del Pirri, e di altri insigni scrittori da Riccardo Filangieri conte di Marsico e signore di s. Marco da lui ottenuta in dote da Ricca Rosso sua consorte, figlia di Ruggiero signore di detta terra, e delle baronie di Mirto di Mazzacalar ovvero Cabuca, e Cillaro assistè detto Riccardo alla incoronazione degli Svevi Corrado e Manfredi. Sebbene il Pirri Chron. reg. tra' cavalieri che assisterono alla coronazione del rè Ruggiero fatta in Palermo nel 1129 annovera un Tancredi Filingieri. Fiorirono: un Giordano Filingieri viceré e capitan generale 1239, il di cui figlio Abbo fu bajolo di Palermo nel 1302; un Guido bajolo 1306; un 2° Riccardo straticoto di Messina 1415; un Francesco investito della terra di s. Marco con privilegio del 26 novembre 1432; un 3° Riccardo primo conte di s. Marco per diploma del 31 luglio 1453 investito del castello di Pietra di Roma, del Casale di Mirto, di Capri e Frazzano; sotto la tutela dello zio Giovanni Filingieri uno de' più rinomati capitani del suo tempo, essendosi segnalato in guerra specialmente contro i Turchi nell'Armenia, e nell'Isola di Cipro, che fu da lui tenuta col posto di governatore, ed indi adorno della onorificenza di senatore Romano sotto i Pontefici Eugenio IV e Nicolo V; un 2° Francesco investito di tutti i titoli di sua famiglia il 4 ottobre 1488; un Girolamo investito il 1497, nimicissimo del viceré Moncada che fece allontanare dalla Sicilia nel 1516; un 3° Francesco investito 1542; un Pietro governatore della nobile compagnia de' Bianchi di Palermo 1614; signore e barone di Molinazzo, Chiarastella, Amendoli, Amorosi, e Villafrati, per ragion di dote; un Vincenzo investito de' paterni e materni vassallaggi nel 1619, governatore della compagnia della Pace in detto anno; un 2° Vincenzo primo principe di Mirto per privilegio del 10 aprile 1643, bramoso di glorie militari, gran politico, governatore di Siracusa, scelto vicario generale nella guerra di Messina, e sergente generale di battaglia; più volte deputato del regno, essendo stato altresì tré volte pretore di Palermo 1663-76-85, fu grande di Spagna ereditario di prima classe; un Antonio capitano giustiziere 1686, e pretore di Palermo 1688; un Giuseppe investito il 30 ottobre 1699, più volte deputato del regno, gentiluomo di camera di rè Vittorio Amedeo, e due volte pretore di Palermo 1719-20; un 3° Vincenzo conte di s. Marco investito il 6 aprile 1725, tré volte deputato del regno 1750-66-7? gentiluomo di camera, insignito del s.Gennaro; avendo avuto l'onore di assistere all'incoronazione di re Carlo III portando in un bacile di argento la spada tempestata di gemme come riferisce La Placa; un Bernardo gentiluomo di camera, e cavaliere gerosolimitano; un Giuseppe Antonio investito di tutti i titoli di sua famiglia 9 maggio 1804, gentiluomo di camera capitano giustiziere, pretore di Palermo, consigliere di Stato e Direttore Generale di Ponte e Strade. Ed in fine una Vittoria Filangieri e Pignatelli unica figlia del precedente, che sposò Ignazio Lanza e Branciforte conte di Sommatino, cavaliere, gerosolimitano gentiluomo di camera, pretore di Palermo sino al 1833, padre del vivente Giuseppe Lanza e Filingieri conte di S. Marco e principe di Mirto ec. erede e rappresentante la nobilissima casa Filingieri conte di S. Marco, dalla quale derivarono gl'illustri duchi di Delpino residente in Messina; i principi di S. Flavia e conti di Sittafari, derivati da Gìuseppe Filingieri barone di Sittafari figlio di Pietro conte di S. Marco, nella quale linea si distinsero un 2° Pietro conte di Sittafari capitano giustiziere di Palermo 1676, primo principe di S. Flavia 1684; un Cristoforo deputato del regno e capitano giustiziere 1695, un 3° Pietro maestro razionale del r. Patrimonio, molto benemerito de' letterati e fondatore dell'accademia del Buongusto: ramo oggi estinto col passaggio di tutti i titoli nella nobilissima casa Gravina principi di Rammacca. Ed infine i principi di Cutò e marchesi di Lucca derivati da Giuseppe, Filingieri barone di Miserendino figlio secondogenito di Girolamo, conte di s. Marco. Son poi commendevoli un Alessandro principe di Cutò investito 1721, capitano giustiziere di Palermo 1726; un Girolamo capitano giustiziere 1743, gentiluomo di camera di rè Carlo III, brigadiere ne' reali eserciti, governatore della piazza di Trapani 1772 e cavaliere del S. Gennaro; un 2° Alessandro capitan generale e luogotenente generale del regno 1806, cavaliere gran croce di varii ordini; un Nicolo luogotenente generale del regno 1816, cavaliere gran croce di varii ordini; ed un 3° Alessandro gentiluomo di camera di rè Ferdinando II, capitano di cavalleria onorario, padre di Giovanna Filingieri e Clerici unica erede, nonostante il rami dei Filangeri con Nicolo' ed Alessandro figlio non riconosciuto,Nicolo' II e Maria Teresa Filangeri di Cutò congiunta in matrimonio al possidente terriero austriaco Lorenzo Perathoner,di cui ultima erede ancora Beatrice Perathoner Filangeri ,con figlia Maria Teresa e nipote ancora una volta di nome Beatrice (Beatrice Feo)(Palermo)-( artista italiana, che sta tutt'ora acquisendo il cognome della nonna e della bisnonna altresi' estintosi per sola discendenza femminile) .Arma: di rosso, con la croce d'argento caricata da nove campane battagliate di nero; supporto un'aquila bicipite di nero, armata e linguàta di rosso, coronata all'imperiale.Corona di principe, e mantello di velluto scarlatto foderato d'ermellino. A differenza della Filangieri di Napoli che arma d'argento'con la croce d'azzurro.